Leopoldo, il bambino longobardo (CHIESA DI SAN MARTINO)

C’era una volta Leopoldo, era un bambino coraggioso e selvaggio, per nulla pauroso.

Viveva con la sua mamma in una piccola casina vicino al torrente Torre dove adorava andare a caccia di avventure.

La mamma di Leo lavorava nei campi ed era una donna umile e speranzosa che un giorno, il suo bambino, potesse diventare un guerriero forte e valoroso e potesse servire nell’esercito del ducato longobardo di Cividale.

Così un giorno gli regalò una piccola spada di legno che aveva costruito con l’aiuto di Lino, il mugnaio del paese, che

era anche un loro grande amico tuttofare.

Un giorno, mentre Leo girava con la sua casacca rossa e l’inseparabile spada, decise di andare a giocare intorno alla

chiesa di San Martino. Fu lì che lo vide.

Era alto, pallido e con i vestiti mezzi stracciati. Camminava ciondolante e sembrava particolarmente spaesato.

Leopoldo era un bambino coraggioso, selvaggio e per nulla pauroso, si diceva, ma davanti a questo energumeno non riuscì a trattenere un urlo.

Sfoderò la spada e disse tremando: <<E e e tu tu chi chi sei???>>

<<Io? Chi ero, intendi! Perché si, io sarei morto.>>

Leo strabuzzò gli occhi, impugnò più forte che potè la spada e balbettò: <<Mo mo mo morto? Ma se ca ca ca cammini!>>

<<Sono un morto-che-cammina, infatti! Io anche starei sdraiato, sotto terra, tranquillo tranquillo…ma chi mi ha

sotterrato si è dimenticato di ficcarmi i sassi in bocca…cioè, come si fa a dimenticarsi di una cosa del genere? Senza

sassi in bocca è normale che mi risvegli!>>

 

Leo non poteva credere a quello che stava ascoltando, ma quel coso puzzolente sembrava innocuo, per cui il suo cuore rallentò i battiti e la sua voce tornò normale:

<<Posso fare qualcosa per te?>>

<<Mi prenderesti qualche sasso così posso tornare a dormire in pace per l’eternità?>>

Leo non se lo fece ripetere due volte, corse verso il Torre che era in secca e raccolse un po’ di sassi e li mise nelle tasche della sua casacca. Poi vide un sasso bellissimo, tondo tondo e tutto bianco e lo mise nella saccoccia che aveva a tracolla <<Tu sembri prezioso, non ti farò rinchiudere tra le fauci di quella specie di strano mostro!>>

La storia si risolse più facilmente del previsto. Leopoldo prese anche un paio di corde che portava sempre con se:

<<Ti lego anche mani e piedi, così siam proprio sicuri che da qui non ti muoverai più!>>.

Il morto-che-cammina ringraziò Leopoldo e chiuse gli occhi. Per sempre.

 

Era ormai sera. Leo corse a casa e quando incontrò sua mamma non stava nella pelle: <<Mamma mamma! Tu non immagini nemmeno cosa è successo oggi!!!>>

La mamma ascoltò con sguardo attento pensando “che fantasioso il mio piccolo guerriero”.

Autrice:

Elisa Timballo

Lettori:

Elisa Timballo, Giuseppe Parisi e per “La banda delle storie”: 

Angela Fadone,  Isabella Zuodar e Giacomo Verona. 
 
Musiche di: Francesco Imbriaco