L’area ove si trova il sedime dell’ex chiesa di San Martino, si trova vicino all’argine del torrente Torre, dove già nel 1583 i terreni chiamati «prati di San Martin», venivano utilizzati per il pascolo di ovini e per lo sfalcio del fieno.

Le ricerche archeologiche iniziarono il 1° agosto del 2000 e proseguirono fino al 2014. L’asportazione dei depositi archeologici portò alla luce l’abside, parzialmente cancellato da una buca moderna, ed i muri perimetrali meridionale e occidentale; del muro settentrionale è rimasta solo qualche esile traccia. Si è potuto così restituire la pianta della chiesa, che è risultata essere orientata quasi esattamente secondo i punti cardinali, con l’ingresso ad ovest e l’abside ad est, e dimensioni interne di 4,00×8,00 m circa.

Le strutture murarie si sono conservate solo a livello di fondazione, e quasi ovunque in un solo filare di ciottoli. La causa è da ricercarsi nelle continue spoliazioni di materiale edilizio che ha subito la chiesetta. Gli unici frammenti di alzato, furono rinvenuti in una fossa scavata all’interno della chiesa, quando questa aveva già cessato di esistere come edificio di culto. La presenza di tracce di ulteriori strutture fondazionali, rinvenute entro il perimetro murario, induce a pensare che l’edificio possa avere avuto almeno una fase edilizia anteriore a quella documentata dallo scavo.

Le ricerche degli anni successivi (2001-2005) furono indirizzate all’esterno della chiesa. Al di sotto di significative stratificazioni di materiali di riporto, dovute principalmente ai rifacimenti delle strutture della chiesa e alle spoliazioni subite, si sono potute portare alla luce alcune tracce della centa (lato meridionale).

È stata altresì individuata la presenza di circa 20 sepolture in fossa terragna databili ad epoca bassomedievale e rinascimentale; nello specifico due sepolture hanno destato particolare interesse: un individuo con il sasso in bocca e gli arti legati e un secondo caso in cui i resti del capo di una donna erano combacianti con il teschio di un individuo di sesso maschile, appositamente bloccato e posizionato con una pietra.

Le campagne di scavo hanno consentito di acquisire una serie di informazioni sulla chiesa di San Martino, che hanno integrato ed in parte corretto i dati forniti dalle ricerche d’archivio. In primo luogo, si è precisata la data di edificazione dell’edificio che, sulla base di alcuni reperti, in particolare una moneta ed alcuni frammenti di ceramica può essere collocata almeno intorno alla fine del XII secolo.

Per quanto riguarda la scomparsa della chiesa, non ci sono tracce che confermino le notizie di una distruzione violenta, ma lasciano intendere un suo abbandono e demolizione, seguiti da una progressiva spoliazione a partire dagli inizi del XIX secolo. Il rinvenimento in tutta l’area dello scavo di laterizi di epoca romana ha evidenziato il reimpiego di materiali provenienti probabilmente da un insediamento agricolo individuato a 400 metri a Sud del sito della chiesa.

La combinazione dei dati di archivio con le emergenze archeologiche consente dunque di ricostruire un edificio caratterizzato da pareti in conci squadrati lasciati a vista, abside semicircolare, campanile a vela, copertura in lastre di arenaria, sostituite successivamente con tegole laterizie; presenza di affreschi all’interno, in particolare nella zona absidale. L’interno, secondo fonti documentarie, era semplicemente arredato con «un altaretto con sua palla a pittura» di San Martino, una «croce con suo Cristo» d’ottone, due candelieri, un campanello e l’altare era coperto con una «Tela cerata sopra la mensa e due tovaglie con suo mantile». Non mancava una «lampadina piccola d’ottone», l’«Oratorio d’albero con sua tabella per la preparazione della S. Messa» e «l’evangelio di San Giovanni». Sopra «l’arco del coretto una croce di legno» e all’ingresso una «Pietra per l’acqua santa annessa al muro». L’utilizzo della chiesa era sporadico e sicuramente venivano officiate le funzioni il 25 aprile – giornata dedicata alle rogazioni, il 12 luglio – giorno della dedicazione e l’11 novembre – San Martino.

A cavallo tra il 1700 ed il 1800, la chiesetta fu requisita dall’esercito Austriaco per essere utilizzata come deposito di polvere da sparo e i danni conseguenti a tale utilizzo insieme ai danni provocati da un fulmine nel 1770, le incurie e la mancanza di denaro per la riparazione, portarono ad un lento ed inesorabile declino della chiesa, le cui ultime tracce risalgono al 1811 circa.

Ad oggi i reperti rinvenuti durante le campagne di scavo sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.

La ricostruzione della planimetria del Sito – SCARICA QUI –