Gli “impollinatori selvatici” sono un gruppo tassonomicamente eterogeneo, che comprende prevalentemente apoidei (selvatici e ape domestica), ditteri sirfidi, lepidotteri; in minor misura altri ditteri e coleotteri. Ecologicamente invece si tratta di un gruppo funzionale caratteristico, legato alla presenza di specie vegetali fiorite e indispensabile alla loro impollinazione, in seguito a complessi fenomeni di coevoluzione. Si tratta di specie animali utili alla riproduzione di specie vegetali sia spontanee che coltivate. Nell’agroecosistema la presenza di popolazioni di impollinatori selvatici garantisce non solo elevati livelli di biodiversità, ma anche una migliore produttività. Per contro, la fauna apidica risulta essere estremamente sensibile ai processi di frammentazione ambientale, una della principali minacce di origine antropica alla diversità biologica. Si tratta inoltre di specie sensibili ad inquinamento e pesticidi. Per tali motivi le specie di impollinatori, e in particolare di Apoidei selvatici, sono direttamente legate alla struttura e stato di conservazione degli ecosistemi. Possono quindi essere considerati delle sentinelle ambientali, e la loro riduzione in termini di numero di specie e consistenza delle popolazioni è associata alla diminuzione della naturalità e ambientale.

La complessa struttura sociale di molti apoidei è legata al sistema aplodiploide di determinazione del sesso. Infatti negli Apoidei attraverso la partenogenesi arrenotoca di uova fecondate si sviluppano femmine, da quelle non fecondate maschi. Le uova vengono deposte accanto a una massa di nutrimento, che nelle specie a minore complessità sociale assicura una scorta sufficiente per tutto lo stadio larvale. Dall’uovo nasce una larva profondamente diversa dall’adulto, che dopo una serie di stadi preimmaginali si trasforma in pupa e poi in immagine. I nidi vengono costruiti nel terreno o in cavità del legno e contengono le celle per le uova. Sono costruiti dalla femmina fecondata nelle specie “solitarie”, dalle operarie nelle specie eusociali.

Il regime trofico degli Apoidei è esclusivamente pollinifago e nettarifago, sia nella fase larvale che da adulti. Questa specializzazione ha come conseguenza una interazione profonda e una coevoluzione tra gli Apoidei e le Angiosperme, da cui il ruolo fondamentale degli Apoidei per l’impollinazione delle specie sia spontanee che coltivate. Gli Apoidei possono essere, nei confronti delle specie vegetali visitate, legati a una o poche specie vegetali strettamente correlate oppure generalisti.

Mentre l’ape mellifica forma colonie durature e i Bombi vivono in colonie annuali di 150-400 individui, gli Apoidei solitari passano l’inverno in diapausa allo stadio larvale (talvolta però anche allo stadio adulto) nella cella del nido dove compiono tutto il loro sviluppo. Si distinguono specie monovoltine (la maggior parte degli Apoidei solitari), che presentano una sola generazione per anno, lo sviluppo è interrotto da un periodo di riposo fino alla primavera o all’estate successiva e specie bivoltine, che presentano due generazioni per anno, le larve completano il loro sviluppo, divengono adulti ed a questo punto costituiscono la seconda generazione che si riproduce nel corso dello stesso anno. Alcune specie sono poi parzialmente bivoltine: una parte delle larve si sviluppa nel corso della buona stagione e si trasforma in adulto che in seguito si riproduce. Le altre larve subiscono un arresto dello sviluppo fino all’annata successiva. A primavera per le specie primaverili, in estate per le specie estive, maschi e femmine lasciano i nidi e si accoppiano.
Le femmine costruiscono più nidi in successione, ciascuno composto da un certo numero di celle (raramente una sola) dove ovidepongono, dopo aver immagazzinato il nutrimento necessario al completo sviluppo delle larve. Per quanto riguarda la tipologia dei siti riproduttivi, gli Andrenidi scavano il loro nido nel terreno, necessitando quindi di aree idonee, generalmente i bordi delle strade sterrate. I megachilidi utilizzano cavità esistenti, nel terreno o in steli vegetali o nei tronchi, mentre tra gli Apidi, Ceratina scava i nidi nel midollo tenero di fusti di specie quali ad esempio il rovo o il sambuco, mentre Bombus utilizza cavità esistenti nel terreno quali tane abbandonate di roditori.

Sono state fatte delle indagini sul popolamento di apoidei selvatici nell’area del Campo di Marte, nel corso degli studi per l’istituzione del Parco Comunale, che hanno portato a una prima check list provvisoria delle specie presenti (20 specie, appartenenti a 9 generi). La famiglia Halictidae risulta essere quella maggiormente rappresentata in termine di numero di specie (6 specie, 2 generi), seguite da Apidae (5 specie, 3 generi), Megachilidae (4 specie, 2 generi), Andrenidae (3 specie, 1 genere) e Anthophoridae (2 specie, 1 genere).