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Remanzacco nell’antichità: tracce incerte

Due località del territorio di Remanzacco sono state frequentate fin dal Neolitico: a Ziracco e più sotto ad Orzano. Questa presenza conferma l’interesse di antichi gruppi umani per la zona friulana, ricca di ambienti diversi in grado di consentire economie di varia natura: caccia a mammiferi di media e piccola taglia, uccellagione, raccolta di tuberi e frutti e una agricoltura primitiva. Nella frazione di Ziracco, antichi abitanti del Neolitico hanno lasciato tracce di sé su un dosso lungo la riva destra di un antico alveo del torrente Grivò, che ora scorre canalizzato alcune centinaia di metri più ad est. Si tratta di manufatti in pietra scheggiata la cui tipologia si riferisce al Neolitico antico (5.500 a.C.): un’epoca caratterizzata dall’uso della pietra scheggiata e levigata e dalla produzione di recipienti ceramici. Segno di un cambiamento legato alle nuove pratiche per procurarsi il cibo, la prima agricoltura e l’allevamento di animali. Di questo antico insediamento rimangono raschiatoi, grattatoi, lame a dorso in selce scheggiata prodotti da materia prima locale. E’ stata scavata anche una struttura a pozzetto che ha restituito alcuni frustoli di ceramica atipici per la nostra zona. In una zona più a sud di Ziracco, in un fosso poco profondo, vi erano resti di carboni a testimonianza di una presenza umana, con avanzi di lavorazione della pietra e frammenti di ceramica. Secondo Tagliaferri “indicano la tendenza innovativa nella tecnica artigianale e la nuovissima arte di lavorare l’argilla; il procedimento è ancora manuale ma la via per giungere alla ruota e al tornio è ormai aperta.” Il luogo scelto da questi antichi abitatori era evidentemente favorevole per stabilirvi un insediamento: un piccolo corso d’acqua e un dosso moderatamente rialzato erano elementi indispensabili per la scelta della località su cui abitare. Nel 1990 sono stati raccolti a nord di Orzano, sul margine di un antico terrazzo fluviale, vicino alla confluenza dei torrenti Ellero e Malina, reperti che documentano una frequentazione compresa tra Mesolitico ed età del bronzo, con una maggiore presenza nel corso del Neolitico Antico. E’ possibile ipotizzare che il gruppo di Orzano usufruisse delle vicine bassure umide per le attività venatorie e utilizzasse l’area pianeggiante del terrazzo per primordiali pratiche agricole. Lungo la strada che da Orzano conduce a Buttrio è stato identificato un accampamento neolitico con la presenza di reperti ceramici riferibili ad una civiltà del IV millennio a.C. I tre siti (Taviele di Ziracco, Orzano nord e Orzano sud) rappresentano modalità di frequentazione differenti, ma la maggior parte degli strumenti litici raccolti sono del Neolitico antico, con sporadici elementi attribuibili a fasi più recenti. Possiamo ragionevolmente supporre che l’uomo preistorico praticasse sul nostro territorio la caccia, pesca e raccolta di vegetali all’inizio, poi, nelle fasi successive, l’allevamento di animali miti facilmente addomesticabili come ovini e caprini. Il sostentamento poteva venire garantito con la lana, il latte, la carne e le pelli per vestire e ripararsi. La dimora, certamente più rifugio o riparo che abitazione, poteva essere una capanna di struttura assai ridotta, esclusivamente vegetale, con abbondante legname ricavato dalle boscaglie vicine e la copertura in fibre vegetali o in pelle. I percorsi giornalieri potevano essere lungo i corsi d’acqua tra il Torre e la Malina (che allora avevano un corso irregolare molto più ampio), dove meglio potevano orientarsi, sfruttare il terreno e trovare più facilmente altre fonti di alimentazione animale.

 

Il tumulo di Selvis

All’antica età del bronzo (XVI –XIV secoli a.C.) è da riferire il tumulo di Selvis (spianato nel 1981), una struttura di terra e ghiaia con diametro di 20 metri ed una altezza di m 2,40 orientata in senso Ovest- Est che conteneva un giovane inumato adagiato in posizione supina, corredato da un pugnale in bronzo. La lama aveva tre fori con ribattini sulla spalla arrotondata dell’impugnatura (per l’immanicatura mancante che poteva essere in legno, osso o corno). Il corredo era completato da un ciottolo forato, un probabile pendaglio. L’uso del tumulo come tomba è noto nelle regioni dell’alto Adriatico; tali sepolture arricchiscono il paesaggio piccando nella pianura friulana grazie alla loro forma e dimensione. Sono alture a profilo schiacciato destinate a celebrare eminenti personaggi del loro tempo e collegano la nostra regione alle culture diffuse nell’Europa centrale e nei Balcani. I tumuli funerari in Friuli sono circa una trentina. Fra i più importanti troviamo quello di Selvis perché dal corredo si configura come uno dei più antichi della regione.
 

Cinque secoli di Remanzacco romana

Il territorio che noi conosciamo come Remanzacco è ben presto interessato dalla conquista romana. Il vasto agro, con poca popolazione celto-carnica, si assesta sulla nuova situazione. Nuovi veterani provenienti dalla Sabina e dal Sannio, assegnatari di terre, si insediano nell’alta pianura e romanizzano i locali e accondiscendenti carnici. I Romani a questo punto hanno bisogno di nuove terre per il cibo, di grano per il pane, di vino e frutta, di fieno per i cavalli (sicuramente allevati nella zona di Premariacco). Lo schema di insediamento è stato probabilmente elastico, con molte abitazioni coloniche sparse, di modesta consistenza; rare borgate, sotto forma di vici (villaggi), e numerose abitazioni di media grandezza o piccoli complessi di più edifici e vere e proprie ville rustiche con relative dipendenze come ad Orzano. La vasta giurisdizione territoriale di Forum Julii è limitata a nord dalle montagne, a ovest dal fiume Torre, a sud dalle colline moreniche. L’agro cividalese diventa luogo di villeggiatura di ricchi aquileiesi: solo così si spiegano i resti delle ville signorili come quella di Orzano, strutturate e organizzate con una parte rustica per i servi e per le lavorazioni. Una villa nata come una moderna azienda agricola con residenza del dominus (padrone) interessato all’amministrazione dei suoi beni. Le tracce della centuriazioni sono evidenti da Premariacco fino quasi a Ziracco (Casali Presa) e a Remanzacco stesso. La strada da Premariacco ad Orzano ripropone la direzione di un vecchio “decumano” (nervatura est ovest della centuriazione), come le direttrici nord sud potrebbero ribattere i “cardines”. L’andamento delle colture è ancor oggi parallelo e ortogonale alle linee tracciate dai romani con un orientamento delimitato dal corso del Natisone (nord-est/ sud-ovest) con una divisione che si pensa risalire all’elevazione a municipium, nel 15 a.C., di Cividale. La riduzione a coltura di vaste zone boscose ha determinato una lavorazione accurata del terreno e una profonda e radicale trasformazione del paesaggio. Dei 43 resti di insediamenti romani accertati (Tagliaferri) a Remanzacco, 12 si trovano a Ziracco (tra cui un grosso insediamento e una piccola necropoli), 10 a Cerneglons (nella zona del cimitero si trovano macerie disperse con le arature), 4 ad Orzano (nei pressi della villa Pasini un grande complesso abitativo), 4 nella zona a ovest di Selvis e dei prati di S.Martino, e 13 nella zona del capoluogo sparsi nella zona a sud est (Bovolârs e Pussion). Cinque di questi insediamenti hanno anche resti funerari. In particolare a Remanzacco, in zona Bovolars (sud ovest) si ipotizza un complesso abitativo a più edifici; a Ziracco, in località Stradoni un grande complesso a più edifici su un’area di 300 metri di diametro e una piccola necropoli con tombe a incinerazione in piena terra; a Selvis, su un terreno arativo macerie romane; presso i Prati di San Martino, insediamento su un costone in vicinanza del Torre; a Cerneglons, ad ovest del cimitero, rinvenute macerie romane con presenza di tombe. Gli insediamenti romani nella campagna di Remanzacco formano borgate presso le quali, non molto distanti, si sono riformati in epoca medioevale analoghi villaggi, che poi hanno dato luogo agli agglomerati giunti fino a noi: Ziracco (a nord-est), Remanzacco (al centro), Cerneglons (a sud ovest), Selvis (a sud) e Orzano (a sud-est).

Edifici cristiani sulle macerie romane

Molte chiese e cappelle sono costruite nei pressi o sui resti di un insediamento romano, nonché sulle direttrici viarie del tempo. La località veniva avviata al nuovo culto cristiano, su un sito che se era stato scelto dai romani prima, era evidentemente buono ancora dopo. Si è potuto così riutilizzare sul posto materiale lapideo lavorato e laterizio allora abbastanza prezioso. Gli scavi eseguiti nei pressi di molte chiesette evidenziano la presenza di strutture sovrapposte fino a raggiungere lo strato romano. L’aspetto attuale è il frutto, nel tempo, di molti restauri e rifacimenti. Ci pervengono forme, nelle costruzioni e nel paesaggio, modificate, ma che contengono i segni di epoche precedenti che, nei sassi di S.Stefano, di S.Donato sul Malina, di S.Maria Maddalena ad Orzano, nei resti di S.Martino e forse di altri siti ancora, ci raccontano storie di quasi quindici secoli. Le chiese di Remanzacco e di Ziracco sono citate nella bolla di Celestino III. A quale delle due chiese di Remanzacco si riferisce? Da altre fonti sappiamo dover esser stata la chiesa di S. Stefano. Nel capoluogo troviamo anche la chiesa di San Giovanni Battista, ora parrocchiale; l’oratorio di San Lorenzo dei conti Ruggeri nei pressi del Broilo Perosa, soppresso nel 1900 circa; i resti della chiesetta campestre dedicata a San Martino, andata distrutta e oggetto di recenti scavi. A Ziracco oltre alla parrocchiale di Santa Maria Assunta, la chiesa campestre di San Rocco; l’oratorio di San Lodovico dei conti Della Torre Valsassina, e l’oratorio di San Carlo dei nobili Zanolli. Ad Orzano: Santa Maria Assunta, esistente almeno dal 1271, parrocchia dal 1961; la chiesa campestre di Santa Maria Maddalena; l’oratorio di Maria Vergine di Loreto delle suore della Provvidenza. In Selvis l’oratorio di San Giovanni ora Madonna della neve. A Cerneglons, citata già nel 1306, già filiale di Orsaria, parrocchia di San Lorenzo dal 1959; esisteva un oratorio Juri ai casali.